Basilica di Santa Maria Assunta (Adria)

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Basilica di Santa Maria Assunta
detta della Tomba
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàAdria
Coordinate45°03′03.9″N 12°03′33.87″E / 45.051083°N 12.059408°E45.051083; 12.059408
Religionecattolica
TitolareAssunzione di Maria
Diocesi Adria-Rovigo
Completamento1718

La basilica di Santa Maria Assunta detta della Tomba è un edificio sacro sito ad Adria in via Francesco Bocchi. Chiesa elevata a basilica minore è, pur soggetta a ripetute ristrutturazioni e ampliamenti, l'edificio sacro esistente più antico della cittadina bassopolesana, edificata sulla preesistente basilica della Tomba risalente ai primi secoli dell'era cristiana e presumibilmente costruita sui resti di una più antica basilica pagana.

Il suo riferimento alla tomba è contrastante, dovuta o alla vicinanza dell'edificio e una tomba di epoca romana o alla sopraelevazione (ad tumulum) della zona rispetto a quelle vicine.

L'attuale aspetto è dovuto principalmente all'ultima ristrutturazione conclusa nel 1718 con lo spostamento e costruzione della nuova facciata, in posizione avanzata rispetto alla precedente, e di alcuni interventi minori realizzati tra gli anni trenta e quaranta del XX secolo.

Tra le opere che impreziosiscono l'edificio, le principali sono la statua dell'Assunta, posta nel frontone spezzato sopra il portale maggiore, opera dello scultore padovano Giacomo Contiero, mentre all'interno sono presenti dipinti del XV e XVI secolo e, nella cappella, un altorilievo in terracotta raffigurante una Dormitio Virginis attribuito a Michele da Firenze. Di importanza storica è anche il fonte battesimale a immersione a pianta ottagonale, risalente tra il VII e il VIII secolo, sul quale corre un'iscrizione relativa al vescovo Bono, il secondo della diocesi di Adria.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Fonte battesimale[modifica | modifica wikitesto]

Basilica di Santa Maria Assunta, interno, il fonte battesimale.

Il fonte battesimale è l'elemento architettonico interno più antico della struttura e il suo aspetto si deve alla composizione dell'originaria vasca risalente al VI secolo assieme al catino di epoca leggermente successiva.[1]

La vasca, ampia e di forma ottagonale, venne estratta da scavi effettuati nella zona delle terme di Adria, non lontano dalla zona della tomba, e ricostruito in epoca posteriore all'interno dell'edificio.[1]

Il catino, realizzato successivamente, fu originariamente collocato in un sacello intitolato a santo Stefano nei pressi della più antica struttura della chiesa creando un complesso di edifici del quale facevano parte anche un battistero a pianta ottagonale. Dopo la demolizione del sacello, effettuata nel 1478, il catino venne utilizzato come acquasantiera fino alla definitiva collocazione al centro della vasca.[2]

Questo presenta una testa di leone, simbologia relativa al Leone di San Marco, l'unica delle quattro iconografie degli Evangelisti distribuite a croce sul labbro e che vennero presumibilmente consumate nei secoli per lo strofinio delle mani dei fedeli. Sempre sul labbro sono presenti delle iscrizioni risalenti al più all'VIII secolo, una relativa al vescovo Bono e le altre due agli arcipreti Romoaldo (a. 740) e Lupicino (a. 750).[2]

Il fonte, così completato com'è nella forma odierna, venne collocato in un nuovo battistero, costruito nel 1804 e realizzato con marmi pregiati, retrospostato di qualche cubito rispetto alla collocazione del battistero demolito, per poi essere definitivamente collocato nella prima cappella di sinistra dell'odierno edificio basilicale nel 1961 su iniziativa dell'allora parroco, il padre cappuccino Geremia di santo Stefano.[2]

Arte sacra[modifica | modifica wikitesto]

L'aula

All'interno sono inoltre presenti opere risalenti al XVI secolo; un affresco raffigurante una Madonna del Latte, un crocifisso e un altorilievo in cotto dipinto, da alcune fonti indicato come parte di un altare del XV secolo del quale esistono altri frammenti nella collezione del Museo Bocchi, raffigurante una Dormitio Virginis vegliata da tredici figure dall'attribuzione incerta, indicata nel tempo sia al Maestro delle statuine di Modena, scartato successivamente per Niccolò Baroncelli,[3] che a Jacopo della Quercia e a Michele da Firenze. Una Via Crucis fu realizzata e donata nel 1955 dall'intagliatore adriese Attilio Sacchetto.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Braggion e Braggion 1986, p. 10.
  2. ^ a b c Braggion e Braggion 1986, p. 11.
  3. ^ Amministrazione Provinciale di Rovigo 2003, p. 88.
  4. ^ Antonello Nave,Virgilio Milani e la scultura del Novecento nel Polesine, Rovigo, Minelliana, 2004, pp. 165-166.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN 88-476-0006-5.
  • Pia Braggion, Gino Braggion (a cura di), Il sacro nel Polesine - Gli Oratori nella Diocesi di Adria, Volume primo, Conselve, Tip. Reg. Veneta, 1986, ISBN non esistente.
  • Sergio Garbato (aggiornamento a cura di), Rovigo e la sua provincia - Guida Turistica e culturale, seconda edizione, Amministrazione Provinciale di Rovigo, assessorato al turismo, 2003, ISBN non esistente.
  • Antonello Nave,Virgilio Milani e la scultura del Novecento nel Polesine, Rovigo, Minelliana, 2004, pp. 165-166.

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