Lanciafiamme
Il lanciafiamme è un'arma utilizzata per incendiare vaste zone; utilizza miscele combustibili, spesso a base di petrolio o napalm, dato che la benzina, sviluppando molti vapori nella bombola, rischia di farla esplodere ed è più pericolosa per il soldato che sta usando l'arma. Attualmente è poco usata dagli eserciti.
Storia
Dall'antichità al Medioevo
La prima traccia storica di una macchina sputa-fiamme, (salvo incerte incisioni assire) usata però non come arma, ma come una gigantesca torcia per bruciare le palizzate della città assediata, si trova in Tucidide che descrive l'assedio della fortezza di Delio in Beozia (da non confondere con Delo, isola delle Cicladi e sede del culto di Apollo) avvenuto nel 424 a.C.
I Beoti e loro alleati "segarono per il lungo un grande tronco e lo svuotarono completamente; quindi ricomposero le due metà, come si fa per costruire un flauto; ad una estremità fissarono con catene un braciere collegato con un tubo di ferro che entrava nel tronco; per mezzo di carri l'accostarono al muro, la dove era principalmente costruito con graticci di vite e pali; quando fu vicino soffiarono con grandi mantici nel tronco. L'aria così spinta che, attraverso il tubo di legno giungeva sul braciere pieno di carboni accesi, di zolfo e di pece, sviluppava grandi fiammate con le quali venne incendiato il muro, tanto che nessuno vi poté rimanere".
La prima descrizione tecnica si trova in Ammiano Marcellino (Rerum Gestarum, XXIII, 4), nel quarto secolo d.C. e, nello stesso periodo Vegezio introduce nella ricetta il bitume e il petrolio, già noti ai Greci fin dal tempo di Alessandro.
Il primo indizio di apparecchi idraulici per lanciare liquidi infiammabili si trova in un testo del bizantino Teofane (nato attorno al 760 d.C.) il quale riferisce che l'imperatore Costantino IV Pogonato (671 d.C.) aveva fatto armare le sue navi "con pentole incendiarie e sifoni" e che qualche anno dopo un certo Callinico aveva introdotto il "fuoco navale" dalla Siria. È a questo periodo che risale la nozione del fuoco greco. Si tenga presente che il termine "sifoni" stava ad indicare quegli apparecchi con una specie di pompa che già i romani usavano per spegnere gli incendi; se si considera che fin dal tempo di Plinio i romani erano in grado di distillare l'acquaragia, si comprende come l'abbinamento delle due tecniche poteva rendere agevole lo spruzzare il nemico con prodotti molto infiammabili: poco importa poi se già accesi o da accendere dopo averli spruzzati.
Nella cronaca Alexiade, scritta (1148) da Anna Comnena, figlia di Alessio, imperatore di Bisanzio e che racconta l'assedio di Durazzo nel 1108, si descrive l'impiego di cerbottane con cui i bizantini soffiavano vampate di fuoco sul volto degli aggressori normanni; anche in questo caso si trattava di zolfo e di resina polverizzata che si infiammava passando su di una fiamma o brace posta alla bocca di un lungo tubo.
L'introduzione della polvere da sparo, che agli effetti incendiari unisce quelli esplosivi, mette in ombra le macchine incendiarie e bisogna giungere all'inizio del ventesimo secolo per ritrovarle impiegate in guerra.
Storia Contemporanea
Il moderno lanciafiamme fu inventato in Germania, probabilmente dallo scienziato Richard Fiedler, che ne sottopose un prototipo alla valutazione dell'esercito tedesco nel 1901. Non venne adottato prima del 1911, quando fu creato un reggimento specializzato basato su dodici compagnie equipaggiate con Flammenwerferapparate.
Fu utilizzato in guerra per la prima volta nella prima guerra mondiale il 25 giugno 1915 contro i francesi; il 30 luglio 1915 fu impiegato contro le trincee britanniche ad Hooge (in Belgio), con un successo parziale ma significativo.
Si rivelò molto utile nella guerra di trincea, quando era necessario stanare dei nemici ben nascosti o portare alla resa un nemico notevolmente resistente, era però più adatto alle incursioni nelle trincee nemiche che per aiutare i soldati ad attraversare la terra di nessuno.
Similmente ai gas asfissianti e vescicanti, il lanciafiamme oltre ad avere un puro scopo bellico ebbe anche un impatto psicologico devastante sulle truppe, i cui soldati erano terrorizzati alla sola idea di trovarsi davanti un flammiere armato. Quest'ultimo tuttavia non entrava in azione spesso, sia per la vulnerabilità (per maneggiare un lanciafiamme bisogna stare in piedi, quindi allo scoperto), sia per il fatto che il nemico spesso alla sua vista arretrava fuori dal raggio d'azione dell'arma.
Venne anche utilizzato dagli statunitensi durante la Guerra del Pacifico, per incendiare la vegetazione dove il nemico nascondendosi diventava pressoché invisibile. Anche reparti dell'esercito italiano, come ad esempio i guastatori possedevano in dotazione il lanciafiamme, come arma di squadra.
Durante la seconda guerra mondiale furono ideati vari modelli di carro lanciafiamme, per permettere l'uso di quest'arma da parte di un'unità mobile corazzata. Oltretutto, questo aumentava ulteriormente l'efficacia dell'arma rispetto alle versioni per fanteria, dato che un veicolo era capace di portare più combustibile e di proiettarlo più lontano. Alcuni modelli sono i Churchill Crocodile inglese, il Matilda Frog australiano e il CV 33 italiano.
Dopo le due guerre mondiali, il lanciafiamme venne ancora utilizzato nella guerra di Corea e nella guerra del Vietnam, per lo più dai Marines statunitensi.
Critiche
Il suo utilizzo è stato più volte criticato, vista la dolorosa e terribile morte che comporta, oppure alle terribili ustioni che lascia, tuttavia è ancora utilizzato da quasi tutti gli eserciti e ha anche ispirato altre armi che fanno uso della combustione come il napalm e il fosforo bianco.
Il lanciafiamme è pericoloso anche per l'unità che lo utilizza, in quanto i serbatoi del liquido incendiario possono esplodere, danneggiando quindi la squadra che lo sta utilizzando. Per questo motivo l'uso del lanciafiamme è andato scomparendo dopo la seconda guerra mondiale.
Lanciafiamme per paese
- La Russia ha il lanciafiamme ancora in servizio, ma solo con unità di seconda linea[1], è il modello LPO-50. Nella seconda guerra mondiale utilizzò i modelli ROKS-2 e ROKS-3
- Gli USA costruirono i modelli di lanciafiamme M2 e M2-2. Hanno però dismesso i lanciafiamme dal loro arsenale dal 1978.
- La Germania usò durante la Seconda guerra mondiale il modello Flammenwerfer 35 e il Einstossflammenwerfer 46.
- L'Italia, sempre durante la Seconda Guerra Mondiale, impiegò sia lanciafiamme spallegiabili quali il Mod. 35 ed il Mod. 40, sia montati sui carri CV33, che presero il nome di L3-33/Lf.[2] Tale idea fu poi adottata pure sui Churchill inglesi durante lo sbarco in Normandia. Nel dopoguerra l'Italia ha introdotto in servizio inizialmente il lanciafiamme spalleggiabile Mod.55 e, successivamente, il lanciafiamme spalleggiabile Tirrena T-148/B, ancora oggi in servizio[3].
Voci correlate
- Lanciafiamme Mod. 35
- Lanciafiamme Mod. 40
- Lanciafiamme Mod. 41
- Lanciafiamme Mod. 41 d'assalto
- T-148/B
- Corkscrew and Blowtorch
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su lanciafiamme
Note
- ^ {en} http://www.russianwarrior.com/1969weapon_flame.htm
- ^ Carri Armati della Seconda Guerra Mondiale, Jim Winchester, L'Airone Editrice 2006
- ^ {en} http://www.esercito.difesa.it/Equipaggiamenti/armi_materiali_mezzi/Armi/leggere/reparto/Pagine/LanciafiammeT-148B.aspx